GLI IDEALI E LO SPIRITO DI MAURIZIO.
Ciò che ha rappresentato e rappresenta la sua figura
Discorso del fratello Fabio in occasione della cerimonia di
inaugurazione del Largo Maurizio Poggiali, 2-10-2002:
IN NOME DI MIO FRATELLO
Buongiorno, oggi è un giorno importante per la mia famiglia, per
l'Aeronautica Militare e per la città di Roma.
Vorrei innanzitutto esprimere pubblicamente il mio più sentito
ringraziamento nei confronti del Sindaco Veltroni, dell'Assessore Borgna
e di tutti coloro che in questi anni si sono impegnati per il raggiungimento
di questa onorificenza
alla memoria di mio
fratello Maurizio.
Sono felice che l'Aeronautica militare abbia voluto presenziare a questa
manifestazione in memoria del Capitano Poggiali con la Sua presenza ed i
commoventi e sentiti interventi musicali. Grazie di cuore.
Permettetemi di ricordare qualche tratto della personalità di mio
fratello.
Maurizio, chi l'ha conosciuto lo sa, era una persona speciale ed è stato,
con i miei genitori, la persona dalla quale ho imparato di più, da tutti
i punti di vista.
Pur essendo quasi coetanei, fin da bambini ha sempre manifestato un senso
di protezione nei miei confronti; evidentemente sentiva il grado di
"fratello maggiore" e si comportava come tale: serio,
ponderato, equilibrato, già grande
in tenera età.
Fin da adolescente dimostra grande interesse per il mondo culturale e
scientifico. Si impegna per la creazione di un organismo giovanile
europeistico ed attraverso i suoi scritti e la partecipazione a varie
conferenze ed incontri,
espone la necessità e l'importanza
della collaborazione fra i vari paesi europei, nel settore scientifico-
tecnologico, con il fine ultimo di aiutare il processo dell'integrazione
europea
Dopo il liceo scientifico Peano, fu ammesso all'Accademia Aeronautica di
Pozzuoli, una volta ultimato il corso Falco IV - risultando primo tra i
navigatori -, fu inviato, a più riprese, dapprima negli U.S.A., in
seguito in Inghilterra presso
le più qualificate
scuole di specializzazione e basi aeree del mondo; infine fu assegnato,
nel 1991, alla base di Ghedi (Brescia), tra i famosi "diavoli
rossi" e, nel 1994, al Reparto Sperimentale Volo di Pratica di Mare.
Ho sempre ammirato in Maurizio la calma, la serenità e la forza
psicologica che emanava. Se, per esempio era impegnatissimo in una
relazione tecnica per l'Aeronautica Militare (prestava servizio presso la Divisione Aerea
Studi
Ricerche e
Sperimentazioni dell'aeroporto di Pratica di Mare), o concentrato per la
preparazione di un esame universitario (era laureando in Ingegneria
Aeronautica, indirizzo aerospaziale, all'Università "Federico
II" di Napoli),
poteva ugualmente distogliere la sua attenzione, quando mi
presentavo, a più riprese, a lui che, chinato sulla scrivania - spesso
davanti lo schermo acceso del computer - senza alcuna insofferenza, era
prodigo di consigli
chiarificatori.. Maurizio invece riusciva a vincere il suo
ego ed era generoso, anche in quei momenti.
Io lo pensavo e qualche volta lo apostrofavo "missione e
dovere"; ogni azione, per lui, doveva essere eticamente giusta,
kantianamente necessaria e morale.
Maurizio era molto riservato e pudico; non parlava quasi mai del suo
lavoro e delle gratificazioni che riceveva o delle difficoltà che doveva
superare. Io non ho mai capito granché di questioni militari (a volte mi
paiono addirittura
assurde), però
rileggendo il suo curriculum e rivedendo tutti i suoi attestati, i suoi
diplomi e le sue qualifiche non posso che essere orgogliosissimo di mio
fratello e cosciente del suo indiscutibile valore. Pochi, in Italia,
raggiungono
il suo livello e pochi
a quell'età.
Maurizio era e si sentiva giovane, con una ingenuità di fondo che
traspariva, per esempio, quando chiedeva collaborazione per allacciarsi
una cravatta - da solo proprio non riusciva a farsi il nodo -, ma a volte
dimostrava una
maturità, una saggezza da persona estremamente giudiziosa e
di là con gli anni. Aveva assorbito, credo, uno stile di vita e una
professionalità con le quali viveva il quotidiano e le piccole azioni di
tutti i giorni.
Maurizio detestava i furbi, gli arroganti, i superficiali, coloro che
"barano" nella vita, e tutti coloro che agiscono disonestamente
ed in malafede. Al contrario di questi, Maurizio viveva onestamente, con
una grande prudenza, un
temperamento virile ma
al tempo stesso delicato e con una tenacia fuori dal comune. Desiderava
lottare per vincere e tutto ciò che si otteneva senza sacrificio lo
considerava superfluo, non equo, forse inutile.
Purtroppo la sua esistenza, su questa terra, si è conclusa prematuramente
e per imperizia altrui. Il pilota che conduceva l'aereo, l'8-8-1997, ha commesso un
errore e Maurizio che era a bordo, nella caduta del velivolo SIAI 208,
su Monte Lupone (Cori), ha riportato un trauma cranico ed è
morto.
Io vorrei che la vita e la morte di mio fratello fossero un insegnamento.
Vorrei che tutti quelli che in aereo, in automobile, in moto, in nave,
commettono degli eccessi o delle imprudenze, di qualunque tipo, viceversa
si ricredano, adottino una conduzione accorta del mezzo ed evitino altre
tragedie come
questa. E' un bel
regalo che si potrà fare alla memoria di Maurizio.
Maurizio, pur possedendo un carattere determinato e risoluto, era un
ragazzo molto sensibile: in qualche occasione poteva apparire un po'
rigido, schematico, "militare" e forse lo era, ma era altresì
capace di cambiare il suo atteggiamento, di scusarsi, di
"cedere" se riteneva giusto farlo.
Era anche modesto Maurizio, non si vantava mai, di alcuna cosa; qualsiasi
evento positivo era frutto della sua applicazione e del suo impegno,
perciò giusto e non da sbandierare. Non l'ho mai visto litigare con
alcuno - se non con me - anche se so che aveva un temperamento molto
deciso e si sapeva far rispettare. Questo me lo hanno testimoniato molti
suoi colleghi e lo posso testimoniare anch'io.
Sono cosciente di essere stato molto fortunato ad aver ricevuto - oltre
gli insegnamenti dei miei genitori - anche quelli di mio fratello.
Aveva un sacro rispetto dei nostri genitori e della nostra famiglia:
adorava vedere tutti i familiari raccolti intorno ad un tavolo imbandito
per Pasqua o per Natale.
Per Maurizio la persona più importante di tutte e quella alla quale
voleva più bene in assoluto era nostra madre. La adorava, e pur essendo
caratterialmente piuttosto chiuso e poco propenso alle confidenze, alle
tenerezze, la amava di un bene puro, concreto, maturo. Egli ha sempre
desiderato, con tutta la sua anima e la sua intelligenza, che nostra
madre - sempre a noi vicina e comprensiva - vivesse serena e senza
preoccupazioni. Molto spesso, dall'estero, le scriveva e so che aveva
bisogno della sua insostituibile presenza e delle sue materne
raccomandazioni che mia madre, del resto, non gli ha mai fatto mancare.
Lo stesso dicasi per l'apporto morale e pratico che mio padre gli ha
sempre fornito, quando ciò era necessario. Un'altra qualità, non
secondaria di Maurizio, era la magnanimità e la volontà di mettere a
servizio del prossimo le proprie esperienze. I suoi scritti, i suoi
elaborati, le sue relazioni, le sue poesie, addirittura le cartoline
inviate alla famiglia testimoniano questo suo intento.
Il suo tema, del 1985, vincitore del concorso "I giovani incontrano
l'Europa", anticipa l'integrazione europea così attuale e prossima
alla scadenza del 2000 e prefigura già la necessaria, futura,
collaborazione tecnologica-scientifica dell'Europa unita.
Dopo la sua esperienza alla base RAF di Cranwell, dall'agosto 1995 al
luglio 1996, aveva compilato una guida (rimasta incompiuta) per i
frequentanti al corso, al fine della futura utilizzazione da parte di
tutti i prossimi partecipanti, offrendo loro le sue esperienze dirette,
logistiche, burocratiche, professionali ed umane e rendendoli edotti
delle difficoltà da lui incontrate.
I suoi messaggi, le sue lettere, non appaiono mai banali o superficiali e
quando sono sintetici sono, parimenti, efficaci ed intensi:
significativi, insomma.
Maurizio amava il mare - forse il più bel periodo della nostra infanzia
sono state le estati trascorse insieme sulla spiaggia di Tor Vaianica -
le barche a vela, ma anche il campeggio, le escursioni in montagna e
tutto ciò che riguardava il miracolo della natura.
Egli era un appassionato dello spazio, della luna, del sole e delle
stelle.
Del resto, così come la sua poesia "Alle stelle" ci è parsa la
più adatta a rappresentare la sua sensibilità e l'abbiamo,
conseguentemente, fatta trascrivere sulla sua lapide sopra la tomba di
famiglia, nel cimitero di Prima Porta (Roma) dove Maurizio riposa,
parimenti il motto presente nello stemma araldico dell'A.M. "Virtute
siderum tenus" - che significa "Con valore verso le
stelle" - ci è sembrato idoneo come sottotitolo del libro a lui
dedicato.
Maurizio amava i bambini e certamente, se avesse avuto dei figli, ha
lasciato scritto che <<li avrebbe educati con la stessa generosità
con la quale siamo stati educati noi dai nostri genitori>>: con
molte attenzioni e premure, facendo capire loro la differenza tra il bene
ed il male, ottimista e sicuro che alla fine il bene vince. Sono sicuro
che ora, dall'alto è orgoglioso che una scuola abbia il suo nome e che
molti bambini, piccoli principi, oggi presenti, lo considirino un
esempio.
Molti suoi amici o colleghi, la fidanzata e chi ha avuto modo di
conoscerlo, lo ricordano anche molto simpatico e scherzoso. Se in
famiglia appariva, il più delle volte, riservato e serio, e d'altronde
ricopriva il ruolo del figlio e del fratello maggiore avvertendone la
responsabilità, suscitava naturalmente simpatia ed emanava allegria con
gli amici che lo rammentano vivace, comunicativo ed espansivo, fino
all'estroversione.
Possedeva, fin da adolescente, un fortissimo senso dell'adattamento e
questo - unito alla sua riservatezza, qualche volta lo facevano apparire,
ai miei occhi, una figura a metà tra un guru spirituale, un missionario
laico ed un maestro di sapienza. Questa sua "superiorità" l'ho
sempre avvertita, specialmente negli ultimi dieci anni della sua vita,
anche se il vivere quotidiano porta a non mettere a fuoco molte azioni o
pensieri che invece la morte rianalizza e fissa definitivamente
attraverso un montaggio a posteriori.
Maurizio amava moltissimo studiare e scrivere al computer: queste due
attività sono state le più continue degli ultimi anni.
Non ammetteva lo studio fine a se stesso, quello che ti permette di
superare l'esame lasciandoti, peraltro, vuoti e lacune - avendo appreso
poco o nulla -, al solo scopo di accelerare il tuo corso di studi per il
traguardo della laurea prima possibile.
Maurizio, pur lavorando da anni intensamente, si sarebbe laureato
all'Università "Federico II" di Napoli, in ingegneria aeronautica,
nel giro di due o tre anni, anche se, tra esami in Accademia e nelle
varie Università frequentate, in Italia ed all'estero, è come se,
potenzialmente, si fosse già laureato due volte. Per esempio, la
frequenza (da agosto 1995
a luglio 1996) dei General Duties Aerosystem
Course, presso il Royal Air Force College di Cranwell, dove Maurizio
conseguì la qualifica di Sperimentatore di Sistemi, è considerata
equivalente almeno ad un "Bachelor's Degree in Science or
Engigneering"(Laurea in Scienze o Ingegneria) del sistema
universitario inglese.
Questa sua preparazione - prevalentemente scientifica, storico-politica,
e nel diritto - oltre che nella sua specifica disciplina di ingegneria
aeronautica, traspariva da ogni suo discorso o commento ai fatti del
giorno o ad un telegiornale. Il suo bagaglio di conoscenze era
elevatissimo ed il suo iter universitario (considerando le votazioni e la
media generale) prestigioso. Sono stato felice - seppur nella mestizia
dell'evento - quando, il 18-3-1998, il Rettore dell'Università di Napoli,
il Prof. Fulvio Tessitore, ha conferito alla memoria di mio fratello un
diploma di benemerenza. E' un riconoscimento, credo, significativo ed
importante per lui e per la nostra famiglia che lo ha visto impegnarsi,
negli studi, al limite delle possibilità umane. Così come ero stato
orgoglioso, il 25-2-1998, quando il Santo Padre Giovanni Paolo II ha
permesso alla mia famiglia di incontrarlo in Vaticano. Maurizio aveva
stima del Papa e so che avrebbe aderito con fervore religioso a questa
iniziativa.
Penso, in verità, che io ho perso mio fratello, i miei genitori hanno
perso un figlio, Flavia ha forse perso l'uomo della sua vita e l'Italia
ha perso un suo valido ufficiale -addestrato a difendere il nostro Paese
in caso di ostilità. Non tutti hanno queste facoltà e questo spirito di
sacrificio. Io, per esempio, non ce l'ho.
Ai funerali di Stato, all'aeroporto militare di Pratica di Mare, c'erano
circa mille persone, tra familiari, personalità, colleghi, amici,
provenienti da tutta Italia e molti erano in lacrime.
Come ho scritto prima, Maurizio - convinto assertore della meritocrazia -
era molto determinato e deciso nel raggiungere i suoi obiettivi che
continuamente, nella sua vita, si prefiggeva: ultimamente la laurea in
Ingegneria Aeronautica e credo, la possibilità, in un futuro, di
partecipare al concorso per astronauti. Gli ultimi astronauti italiani,
hanno seguito la stessa strada percorsa da mio fratello, tanto che erano
colleghi e si stimavano a vicenda. Per questi due obiettivi, la laurea e
lo spazio, dedicava tutto il suo tempo a disposizione allo studio, al
perfezionamento e all'impegno intellettuale, non facendo, tuttavia,
mancare il suo apporto morale alla famiglia.
Un filosofo cattolico francese, Jean Guitton, afferma che <<quando
si è preti o militari non si deve aver paura di morire>>.
Maurizio non aveva paura di morire; anche perché era consapevole dei
rischi del suo mestiere (peraltro, a suo avviso, non più alti di molti
mestieri considerati dal pensiero comune, a torto, più sicuri) ed
improntava la sua vita ed il suo lavoro ad una monastica e rigorosa
disciplina e, direi, coraggiosamente.
Maurizio molto spesso mi rassicurava: gli incidenti aerei avvengono meno
frequentemente che con altri mezzi di trasporto e si manifestano, principalmente,
per due motivi: errore umano e guasto tecnico. Le percentuali sono,
rispettivamente, circa del 90% e del 10%. Egli era preparato a non
sbagliare; anche se questo, nella vita, non è sufficiente perché può
sbagliare un altro e coinvolgerti nell'incidente.
E' bello, del resto, pensare che Maurizio si era diplomato, all'Accademia
Aeronautica di Pozzuoli, nel 1989, risultando primo del suo corso tra i
navigatori ed ultimamente ricopriva la qualifica di Istruttore di
Specialità Sperimentazione e di capo della sezione Navigatori del reparto
d'élite dell'A.M: il Reparto Sperimentale Volo di Pratica di Mare, dove
prestava servizio dalla fine del 1994.
Un' ultima considerazione, dopo l'8-8-1997, la vita della mia famiglia e
quella mia personale è cambiata. E' come se, da quel giorno, noi tre
fossimo rinati a nuova vita con questa imprevista condizione di mancanza,
di vuoto, di attesa di qualcuno che non arriverà mai più. Viviamo
ricordando Maurizio e Maurizio vive in noi, più di prima.
Ricostruire quelle terribili ore, dal momento in cui abbiamo saputo che
era caduto l'aereo con a bordo "Ziolo", fino al momento in cui
abbiamo saputo che era privo di vita e non poter fare niente contro la
morte, è impossibile e, probabilmente, addirittura inutile: fanno parte
delle laceranti emozioni vissute sulla nostra pelle e delle tragedie
purtroppo capitate alla famiglia Poggiali che Maurizio, più di chiunque
altro, è riuscito, in vita, ad onorare e della quale era sicuramente il
rappresentante più prestigioso.
Maurizio era orgoglioso di appartenere all'Aeronautica Militare e noi
siamo sempre stati orgogliosi di lui. Pochi giorni prima della tragedia
mi confidò che il suo lavoro, al Reparto Sperimentale Volo, gli piaceva e
so che si dedicava anima e corpo al suo impegno.
Con lo spirito e gli insegnamenti di mio fratello, ciò che mi urge
gridare è che - al di là della responsabilità e della negligenza del
pilota responsabile, - trovo francamente inaccettabile che un aereo
militare cada in Italia, nel 1997, a pochi chilometri da Roma,
d'estate, in una giornata serena, e venga ritrovato soltanto il giorno
dopo grazie all'intervento di alcuni gitanti occasionali! Tutto ciò può
sembrare assurdo, ma posso affermare con indignazione, e senza timore di
smentita, che è la realtà dei fatti accaduti, purtroppo.
Per questo, la mia famiglia ed io, da anni stiamo cercando di far
evidenziare la verità e la giustizia e ritengo sia un diritto ed un
dovere della mia famiglia l'accertamento delle varie negligenze e delle
responsabilità. Purtroppo, a seguito dell'incidente, nonostante la
solidarietà espressaci dal Presidente della Repubblica e da alcuni
rappresentanti istituzionali, siamo e lo dico con rammarico, rimasti
soli.
Maurizio si è sempre battuto, in tutta la sua vita, per l'onesta, la
giustizia e la verità. Sono i cardini degli insegnamenti che Maurizio
aveva assorbito dalla mia famiglia che ora cerca di onorare la sua
memoria, facendo rivivere il suo spirito nel tempo e cerca altresì di
evitare che in futuro accadano tragedie come quella che è costata la vita
a mio fratello.
Vorrei che questo non si dimenticasse mai ed oggi, questo. Maurizio
credeva in Dio, era religioso ed aveva una visione spirituale della vita:
questa consapevolezza ci fa essere più vicini a lui sapendo che è lassù
nei cieli e ci protegge dall'alto.
Ringrazio ancora il Sindaco Veltroni, l'Assessore Borgna, ed il Comune di
Roma che negli anni hanno seguito l'iter per arrivare a questa
celebrazione che è un onore per la mia famiglia, per l' Aeronautica
Militare e per la sua città tanto amata: Roma.
*************************************************************
Poesia di Fabio Poggiali
"In lode di Maurizio"
Maurizio,
folgorato da un sogno giovanile
ebbro di serenità
fiducioso di destini giusti
misuravi le tue capacità
al soffrire - sentito doverosamente amico.
Avevo un fratello aviatore...
Scherzai un giorno e lo scrissi di nuovo
Ora, assordante cieco destino
inaccettabile approdo per menti protette
da visioni fanatiche
instauri il tuo falso potere.
Dio è un rimedio, il solo
per questo sconquasso di idee, di creatività,
di sorrisi, di tenerezza.
La tua mano sulla spalla, padrino e fratello
mare calmo d'estate
bambino che piange sdentato
pigrone imbottito di studio,
di ardori napoletani,
di tennis domenicali.
In Brasile correvi sulla spiaggia,
al Polo Nord pensavi,
a Pozzuoli studiavi
ma sempre tornavi al calore
della tua cameretta - stile navy -
mai voluta modificata.
Dal tempo e dalle ingiurie
paziente uomo e saggio ragazzo
non torni più.
In sogno, bruchi sentieri inesplorati
come quello di Monte Lupone.
Da Roma a Cori,
pochi chilometri,
quasi una nuotata nel cielo
sereno come tu quel giorno.
Qualche battuta spensierata,
un po' di fame, un biscotto
e poi via nell'alto, in alto
per lidi abituali ma letali.
Un suono, un battito d'ali tremanti,
un'angoscia, perché?
Dio mio,
ma allora...
Poi un tonfo, un altro, e un lento
immergerti nel tutto.
Di fuori preghiere, sospiri, lacrime, sangue.
Di dentro, solo tu, il tuo silenzio, la tua rabbia.
Il verbo al passato è declinato,
al futuro, al futuro immaginavi tu.
La tua cameretta,
i compagni, le adunate, il silenzio.
La notte, Brondi e Mammetti
Mora e quell'idiota di...
Poi un urlo di liberazione, Evviva...
Sleaford, l'America, il Texas, Mather, Ghedi, Cranwell,
le lunghe lucide elucubrazioni aeronautiche,
i brevetti, i diplomi di nostalgia intrisi,
qualche fetta di cocomero
e le preghiere, so anche questo,
per allontanare il male
con la m minuscola,
per un Maggiore dal 9-8-'97
ma Capitano per tutti noi,
per mamma, per papà, per Flavia. Per me.
Bandiera familiare,
vessillo d'orgoglio,
Top Gun di versi anticipati,
camicia di forza di ferree consuetudini,
volavi per un destino diverso,
per prospettive intraviste, in un futuro migliore.
Aborrivi la mafia, fratello maggiore,
detestavi la stupidità e tante altre cose
ma le amavi quasi tutte quelle che ti concesse
la vita di trentadueannicinquemesiventigiorniequalcheora,
da quel Venerdì 19 Febbraio 1965
a quell'odioso - eppur col tempo amico -
Venerdì 8 Agosto 1997.
Le lusinghe rimarranno,
i rimorsi ostacoleranno il destino,
la forza di ieri
emergerà inattesa in gemiti attesi,
i drammi paterni affievoliranno
i candori materni esiteranno
i bagliori fraterni stempereranno.
Un muso inatteso,
una vertigine raggelata per un precoce talento,
oso assaporare impaziente.
Ma le perplessità permangono,
il fato oscuro e tenace
morde la preda più valorosa del branco.
Insospettabile alchimia indesiderata,
opziosa valvola di sfogo,
per terapeutici approcci meticolosi,
inaccettabile empito di libertà,
stonata sicurezza di volo
in una caccia al tesoro.
Addio, misurata altitudine,
addio squilli notturni,
addio raggi di sole dalle vetrate celate.
Eeeeeeh!
Il tuo saluto familiare ed atteso,
il tuo orgoglioso smisurato valore.
Ingegnere del tempo e dello spazio,
all'insaputa di molti,
svettavi incompiuto e compreso dal tramonto più arduo.
**************************************************************
LIBRI DI MAURIZIO POGGIALI
"La nostra volontà è di ricordare tutti insieme il grande valore di
Maurizio e la necessità di farlo conoscere per non disperdere il suo
patrimonio di esperienza e di umanità.
Gli scritti di Maurizio, nella loro semplicità, costituiscono una vera
ricchezza.
In essi è espresso tutto ciò che lui ha pensato, vissuto, realizzato e
soprattutto quello che avrebbe voluto fare o che sperava che altri
avrebbero portato a compimento.
Leggere le sue pagine è respirare un po' del suo amore, ma anche vivere
l'ideale e lo spirito di Maurizio.
I suoi scritti sono la sua eredità morale e spirituale.
( La madre di Maurizio)
************************************************************
*********************************************************
Questo è un breve racconto metaforico (che a me fa venire in mente Italo
Calvino) e che Maurizio scrisse negli anni giovanili:
LA FAVOLA DEL
GATTO CHE NON MANGIO' IL FUTURO
Una volta un cefalo visse sei giorni d'estate nella sabbia, si seccò un
fianco al sole e sopravvisse. Una volta un bambino cadde dalla cupola di
San Pietro e si salvò. Una volta un uomo tentò di recuperare cento lire
con calamita e filo ma quando le tirò su il peso della moneta aggiunto al
suo provocò il crollo della grata e morì.
Il sabato sera Ferdinando vide lo spot sui nuovi gelati dolci che sanno
di mare mentre baciava della buonanotte il papà e la mamma e andò a
dormire. La notte sognò che erano tanti anni che il mare con i pesci
dentro esisteva e che i pesci piccoli piccoli da qualche parte dovevano
esserci e le cicogne sottomarine.
Al mattino la mamma svegliò Ferdinando posando un bacio sui suoi piedini
che riposavano sul cuscino perché Ferdinando programmava la sveglia e la
soneria elettrica di mezzanottezerouno gli ricordava di cambiare
posizione nel letto per non privilegiare una parte del corpo rispetto
all'altra concedendogli il piacere esclusivo di gustare il gonfio e
soffice cuscino bianco con una grande F azzurra nel mezzo. Da sotto le
lenzuola Ferdinando chiese se fosse domenica e la mamma gli rispose di
sì.
L'estate precedente, proprio quando avrebbe potuto decidere le sorti dell'incontro
con gli scapoli che si giocava ormai da ore sulla spiaggia e che sarebbe
terminato al primo gol, l'emozionato ammogliato tirò il calcio che manco
il pallone ma fece la fortuna del cefalo dimenticato sei giorni prima da
un pescatore sulla sabbia - e davvero seccato dal sole e dalla situazione
- , che si ritrovò in acqua.
Appena usciti in strada, la mamma comprò il solito palloncino azzurro che
legò al dito di Ferdinando. La domenica mattina era per le passeggiate e
quella volta sarebbero saliti sulla cupola di San Pietro.
Quando furono su, anziché ammirare Roma distesa sotto di lui, Ferdinando
era attratto dal carretto dei nuovi gelati dolci che sanno di mare dal
quale, laggiù nella piazza, si levavano gli inviti ad assaggiare l'ultima
novità nel gusto dell'omino con l'altoparlante.
Erano le 11:44 quando la mamma di Ferdinando, in contemplazione su
qualche monumento ai caduti, non si accorse del lampo di curiosità vorace
che portò suo figlio sul parapetto, in piedi, abbracciato al suo
palloncino. Ed erano ancora le 11:44 quando, a piedi uniti, Ferdinando si
piegò sulle ginocchia e fece il salto nel vuoto e quando vennero le urla
della gente.
Ferdinando mangiava un gelato dolce che sa di mare quando il Papa
all'altoparlante annunciava, in ventidue lingue, che il bambino caduto
dalla cupola di San Pietro era salvo ed ora mangiava un gelato dolce che
sa di mare. La notizia ebbe un'eco clamorosa. Tutti i telegiornali ne
parlarono ampiamente per giorni e la televisione non trasmise che
telegiornali. I quotidiani raddoppiarono formato e numero di pagine per
raccontare la storia di un bambino caduto dalla cupola di San Pietro
perché sognava di raggiungere il carretto dei nuovi gelati dolci che
sanno di mare. Tanto si scrisse e parlò della vicenda che le penne e i
bicchieri d'acqua minerale per schiarirsi la voce ogni tanto divennero
una rarità.
Tutti comprarono il nuovo gelato che sa di mare, tutti lo assaggiarono,
ma solo a Ferdinando e al Papa piacque. La straordinaria vendita produsse
in poco tempo l'esaurimento delle scorte del nuovo gelato che sa di mare
e si pensò di triplicarne la produzione. Ma solo in due ne comprarono:
Ferdinando e il Papa.
Il venticinque Dicembre un uomo con un vecchio, falso berretto da
marinaio bianco azzurro e con una giacca di velluto logoro color bordò,
era in ginocchio su una grata di ferro e stava legando una calamita ad un
filo. Un passante notò la sua abilità nel far nodi e riconobbe in lui il
vecchio che tempo prima aveva riportato a riva ben legato un grosso
pesce, cioè una grossa lisca e che nel frattempo, calato giù il filo,
guardava attraverso la grata sperando di agganciare le cento lire. Dopo
poco la moneta abboccò e il vecchio cominciò a recuperare il filo
pensando ai giorni lontani trascorsi nella pesca d'altura, quando la
grata non sopportò il peso aggiuntivo della moneta e precipitò.
Lo schianto attirò un gatto che annusò cautamente nei pressi della buca e
si sedette sulla coda a guardar giù. Il nero della profondità richiamò
alla sua mente la notte in cui camminando affamato su una spiaggia, si
era imbattuto in un pesce che aveva l'occhio chiuso ma la branchia si
muoveva e allora aveva pensato che non era giusto addentarlo mentre
dormiva ma che doveva farlo perché era davvero affamato e poi forse così
il trapasso improvviso non avrebbe consentito al pesce di rendersi conto
di quello che stava accadendogli e avrebbe continuato per sempre a sapere
di dormire.
Pensando e annusando, i suoi occhi furono distolti da voci d'amore e
andarono ad incrociare quelli di un ragazzo seduto sul bordo di un
vecchio gozzo mezzo insabbiato che aveva appena finito di dire che il
mondo quella notte erano loro due alla ragazza che aveva davanti e che
ora abbracciava in silenzio, e scappò via.
**************************************************************
PENSIERI
Mi piace pensare ai pianeti e a tutti i corpi celesti che vanno e il buio
e il freddo e la solitudine nello spazio, la fantasia: l'unico mezzo di
trasporto che supera la velocità della luce! (25-1-86)
__________________
Per poter scrivere bisogna innanzitutto osservare, poi poter percepire
attraverso la sensibilità e quindi saper esprimere attraverso le parole.
____________________
Dice Kant : "la disciplina del genio (ossia l'educazione) è il
gusto: gli ritaglia le ali e lo rende pulito e costumato"
___________________
Guardando gli animali ci si sente uomini, guardando gli uomini ci si
sente animali
_______________________
L’acne è un problema serio.
Moltissimi sono i ragazzi e le ragazze che negli anni più belli della
loro vita ne sono affetti in tutto il mondo e che lottano contro di essa
- purtroppo spesso senza esito - nel tentativo di sottrarsi alle
generalmente intense sofferenze fisiche e psicologiche che comporta. Si
inizia con l’iperattività delle ghiandole
sebacee che rendono grassa e unta la pelle sulla quale si sviluppano
favorevolmente i batteri responsabili della formazione dei brufoli o
foruncoli.
E’ una malattia (non è infatti
normale anche se comune avere brufoli) difficilissima
da guarire, perché dipende da tanti fattori (non individuati ancora con
sicurezza), che hanno influenza in misura differente e che determinano
nei diversi soggetti diverse siyuazioni patologiche cosicché non esiste
una cura valida per tutti - addirittura alcune cure che hanno avuto
successo in alcuni casi si rivelano del tutto inefficaci o dannose su
altri. Si parla di ormoni maschili in eccesso, di ereditarietà, di
cattive abitudini alimentari, di aspetti psicologici, di igiene
insufficiente: in realtà non c’è niente di
definitivo.
Proprio dall’esigenza di disporre di ulteriori
dati riguardanti l’acne, è nata questa mia indagine sviluppata in
collaborazione con uno dei più grossi dermatologi italiani. Posso assicurarti
che non c’è alcun disegno delle varie case farmaceutiche che si
arricchiscono sfornando ogni giorno nuovi medicinali anti-acne, il più
delle volte inutili, dietro questa ricerca che invece conduco a mie
spese. Io stesso ho sofferto per diversi anni di acne, e so cosa
significhi: e questa ricerca ha proprio l’intento ultimo di fare qualcosa per voi che ancora ne siete
afflitti. I risultati, se interessanti, saranno diffusi tramite giornali,
riviste e altri mezzi di comunicazione di massa. Inoltre se vorrai
lasciare il tuo indirizzo nella parte concernente i dati
personali, ti farò avere periodicamente copie di articoli di riviste, di
pagine di libri, di consigli utili, ecc., il tutto selezionato e scelto
con criterio professionale (un esempio è il primo foglio che allego che
ti spiega i meccanismi di formazione del brufolo). Ti invito quindi, a
rispondere con sincerità alle domande, sottolineando le risposte che
fanno al tuo caso (...).
Ora cominciamo, ma prima un’ultima
raccomandazione: non perdere mai la voglia e la speranza di sconfiggere l’acne.
(Segue questionario)
(1984)
___________________
Penso, con sempre maggiore sicurezza di essere nel giusto, che le
fattezze degli uomini rispondano ad un meccanismo naturale che le correla
al modo in cui essi pensano e si comportano. Mi pare di riconoscere nei
lineamenti complessivi del viso di una persona la sua propensione ad
operare in un certo modo. Biologicamente una spiegazione potrebbe essere
tentata seppur su di un piano strettamente teorico. Così come la natura
predispone che un essere sia dotato di certe misure, forme, ecc., in
funzione dell'ambiente nel quale la specie dell'essere esiste ed opera,
un uomo finisce con il riconoscere più o meno coscientemente in
determinati suoi atteggiamenti d'occhi o di sopracciglia o di bocca,
ecc., determinati effetti su chi lo circonda e addirittura è così
necessitato a dare di se una immagine agli altri dal momento che è
determinato ad uno scopo, che nel tempo naso, occhi, ciglia, pelle,
sembrano conformarsi a quella necessità non percepita ma operante a livello
di definizione delle sembianze fisiche.
Mi risulta difficile portare esempi a giustificazione della mia ipotesi
(più propriamente da definire "trovata" per quel carattere
semplice e quasi scherzoso, esente per ora da qualsiasi pretesa
scientifica), non perché non abbia in mente con precisione a chi far
riferimento ma perché quei riferimenti sono individuali e non collettivi.
C'è poi da considerare un altro fatto. Se si chiede ad un disegnatore
fisionomista di rappresentare un tipo "cattivo", o dalla faccia
cattiva egli lo farà in un modo che risulta simile a quello di altri ai
quali si sarà fatta una analoga richiesta. Quasi che il cattivo abbia
agli occhi o meglio venga visto e descritto in maniera che le
similitudini caratterizzanti siano precipue. (24-12-87)
______________________
Oggi 3-1-88 ho conosciuto Giorgio Bassani.
________________________
Cara mamma, vivere mi piace. Credo che non sia mai troppo tardi per
perseguire i propri sogni. Se avrò dei figli vorrei essere con loro tanto
generoso quanto lo siete stati tu e papà... Tanti auguri a Fabio per la
sua carriera; sono sempre tra il suo pubblico. Con Flavia è una bella
storia. Essere onesti è importante. Soffro un po' per le cose spiacevoli
che accadono nel mio Paese (l'arroganza mafiosa mi fa schifo ma so che
perderà contro la storia). (13-9-1991- 5 anni in Aeronautica)
***********************************************************
Nel 1985 Maurizio vinse il concorso "I giovani incontrano
l'Europa" con questo testo, che anticipava la futura unificazione
europea.
CONCORSO 1985 "I giovani incontrano l'Europa"
(In un testo redatto in lingua italiana, della lunghezza massima di 10
righe, preferibilmente dattiloscritto, il partecipante indichi, tra i
vari pregiudizi esistenti nei Paesi della Comunità, quello che a suo
parere è di maggior ostacolo all'unificazione europea e quale iniziativa
suggerisce per rimuoverlo).
VINCITORE: MAURIZIO POGGIALI
"Abbiamo tanti problemi in casa nostra!"
Questo è il pregiudizio più pericoloso e di maggior ostacolo all'unificazione
europea. E in questo senso vanno indirizzati gli sforzi maggiori: essere
insieme, uniti, non significa consolarsi a vicenda nel pianto della
rassegnazione ma al contrario aiuto reciproco e volontà raddoppiata di
venire a capo dei problemi più tormentosi. E' necessaria una maggiore,
migliore, capillare e intelligente informazione per un maggior
"credo" in una dimensione europea, in un futuro comunitario più
sereno per tutti: è ripetitivo ma importante sottolineare che le
attenzioni vanno rivolte ai giovani, perché se questi oggi non avvertono
l'esigenza, la ne-ces-si-tà di un Europa Unita, tale non sarà domani e se
non arrivano a comprendere che il bilancio "USE" sarebbe
sicuramente più che positivo per "l'uomo europeo", anche loro
con buona probabilità, avendo un animo e una mente, continueranno come
"uomini della Terra" a tremare seppur inconsciamente nella
triste prospettiva della fine di tutto.
**************************************************************
Anche nel 1986 risultò vittorioso.
CONCORSO 1986: "I giovani incontrano l'Europa"
(Tutti i concorrenti delle sezioni A, B e C, sono tenuti a condensare in
un testo di massimo venti parole come immaginano - o come vorrebbero -
l'unità europea.
Venti parole
VINCITORE: MAURIZIO POGGIALI
Verranno i giorni delle notti di luce.
La luce di più di dodici stelle.
I giorni dell'Europa unita.
*************************************************************
LETTERE
A NAPOLI
Maurizio dall'Accademia, nel 1987, scrisse una lettera su Napoli, dopo
che un suo collega fu ucciso perché si ribellò ad alcuni malviventi che
volevano rubargli la moto: a mio avviso è fondamentale per capire l'animo
e la mentalità di Maurizio.
Faccio presente che sul "Corriere della sera" del 10 dicembre
2003, si legge: "Studente assassinato per un cellulare" e che
lo stesso articolo vi è scritto di altri atti di violenza simili, negli
ultimi tempi: il 20 luglio 1996, nel Napoletano, un ragazzo di 19 anni
viene ucciso da un colpo di pistola alla tempia sparato da un malvivente.
Aveva cercato di impedire che venisse rubato il motorino di un suo amico;
il 5 luglio 2001, un uomo di 32 anni, viene ferito alla testa, mentre si
oppone a due motociclisti che volevano rubargli l'auto: inutile
l'intervento chirurgico. Il 7 ottobre 2002, padre e figlio di 55 e 25
anni, vengono uccisi in un distributore di benzina, nel Casertano, da una
banda di balordi che voleva rubare loro la macchina, una BMW.
Anche Maurizio subì il furto della sua macchina, da un'altra banda di
balordi, a Pozzuoli, alcuni anni dopo questa lettera.
SU NAPOLI E I NAPOLETANI
Qualche giorno fa hanno sparato a un nostro collega, l'Allievo Ufficiale
pilota Luca Pesce. Gli hanno sparato semplicemente; poiché tentava di
impedire che gli rubassero la moto. E' stato per qualche giorno in
pericolo di vita, lo hanno operato ripetutamente. I medici dicono che ora
ha buone probabilità di salvarsi. La sua vita non potrà più essere quella
di prima. Perché gli hanno sparato? Tentava di resistere ad un furto e
loro gli sparano colpendolo all'addome.
L'Accademia Aeronautica è sita a Pozzuoli, a dieci chilometri da Napoli e
le libere uscite le trascorriamo a Napoli.
Proprio nelle libere uscite ho avuto esperienza della violenza di Napoli.
Napoli è una città estremamente violenta; Napoli del sole, dei cuori
innamorati, Napoli della simpatia e dei colori non esiste (più?). Esiste
solo un intruglio di miseria, siringhe, sporcizia e gente dal grilletto
facile.
Devo ammettere che c'è chi si comporta bene, chi crede nell'onestà, ma
quell'intruglio quando non gli fa cambiare idea, lo stordisce, lo riduce
privo di forze. Non possono assolutamente nulla contro il degrado della
loro città. E non combattono neanche. Dispiace vedere quanto questi
napoletani vivano male. E ancora di più il loro non rendersene conto. E
infatti rispondono che la amano a chi gli chiede qual'è il loro
sentimento verso Napoli. Forse sbaglio io. Forse è gente talmente
straordinaria e provata dalle sofferenze che riesce, nonostante tutto, a
non disprezzare la propria città. Ma il loro atteggiamento è rassegnato;
questa gente seppur di buon cuore non è in grado di cambiare. Non ce la
fanno. E Napoli è in balia di chi non rispetta i semafori (quaggiù dicono
che il rosso non è obbligatorio, può far ridere, invece dovrebbe far
pensare, anche se problema minore, a come stroncare queste consuetudini),
del servizio della nettezza urbana che funziona dal momento che qualcuno
i soldi li intasca pur non lavorando, degli scippi che sono più
quotidiani del giornale la mattina, di un numero impossibile di
commercianti e ristoratori che non rilasciano ricevuta fiscale neanche se
gliela chiedi, e dei topi che hanno il coraggio di sparare a bruciapelo
su chi capita dimostrando di essere tra i topi peggiori, quelli
vigliacchi.
Napoli è alla deriva, è malata, ha bisogno d'aiuto. Questa lettera non
deve essere interpretata come un mio sfogo esagerato per un fatto
accaduto ad un mio compagno. Quello che vi dico, per quanto riesco a
dirvelo, corrisponde alla realtà così come appare evidente a chiunque
venga da fuori a stare a Napoli per un po' di tempo.
Dovete credermi.
So che è difficile far qualcosa, ma è grave non far niente.
A noi qui insegnano ad amare le cose difficili se necessarie ad ideali
quali libertà e indipendenza.
Ma chi è schiavo di una tossicodipendenza, che se ne fa della libertà e
dell'indipendenza nazionali. E gli anziani e le donne di Napoli che il
coprifuoco serale costringe alla rinuncia alla libertà di una passeggiata
per il centro? E i bambini che la miseria allontana dalla scuola, dalle
gioie e dai giochi della loro età e che diventano ingredienti
dell'intruglio di poc'anzi? E Luca che aveva scelto di sacrificare buona
parte della sua giovinezza, oltre che all'ideale del volo, alla difesa di
un sistema libertario che non è stato capace di tutelare la sua libertà
di non farsi ammazzare?
Dei guai di Napoli non sono responsabili solo i napoletani. O meglio le
due categorie di napoletani di cui ho parlato, quella degli onesti che
però purtroppo non è capace di concretizzare l'onestà, e quella dei
disonesti che ha interesse a che Napoli si ammali sempre più gravemente,
non mutano certo.
Se non solo i napoletani sono i responsabili della Napoli d'oggi, non
solo i napoletani sono i responsabili della Napoli di domani.
Lo Stato.
Una società non può non avere dei valori a fondamento e meta. La crisi di
Napoli è essenzialmente una crisi di valori. A Napoli l'opinione comune
attribuisce valore, per fare un esempio, allo yacht. Lo yacht è una bella
cosa, ma non è un valore.
E' degli spiriti più ignoranti commettere il grosso errore di attribuire
valore allo yacht. E degli spiriti più deboli, oltre che ignoranti, è il
pensare di poter arrivare allo yacht in un modo qualsiasi, non
rilasciando ricevute fiscali, per esempio, o spacciando droga, tanto
l'onestà non è un valore. Guarda che strano: si conferisce valore a ciò
che valore non è, e per il suo possesso si calpestano qualità che invece
valori sono. (1987)
*************************************************************
Questo è il saluto di commiato dal 154° gruppo dei diavoli rossi di Ghedi
Ghedi 16-9-1994
Cari amici,
i vostri tanti impegni mi costringono purtroppo a dirvi ciao per
iscritto. Avrei voluto organizzare il saluto al Gruppo nella maniera
tradizionale ma non è stato possibile.
Mi riprometto comunque di farlo venendo qui dalla Scuola di Guerra in un
periodo di maggiore tranquillità...(probabilmente ai primi di Novembre).
Prima di lasciarvi voglio dirvi comunque che il periodo trascorso qui con
voi è stato e rimarrà uno dei più belli della mia vita. Oggi, a tre anni
di distanza dalla mia assegnazione al 154°, mi ritengo un uomo e un
ufficiale davvero fortunato per avere avuto la possibilità di lavorare in
un Gruppo tanto valido.
Ecco perché quando il Comandante Nordio mi parlò della possibilità del
trasferimento a Pratica rimasi molto indeciso. Una serie di
considerazioni mi hanno poi portato ad accettare la proposta anche se i
motivi per restare erano tanti e forti.
Vi confesso che da quel giorno continuo a provare - ancor prima di
partire - tanta nostalgia che sono certo diverrà irresistibile Lunedì
mattina quando mi sveglierò e scoprirò di non far più parte del 154°.
Sappiate che il legame che ho stabilito con questo Gruppo da parte mia
sarà considerato sacro e che sarò sempre ben lieto di collaborare con
chiunque di voi. Non esitate perciò a farvi vivi per qualsiasi tipo
d'esigenza dai fogli di viaggio dispersi, allo Stato Maggiore, all'idea
di una modifica a qualche apparato che secondo il vostro parere sarebbe
opportuno introdurre. Tutte le volte che sarà possibile mi occuperò
personalmente del caso, diversamente mi preoccuperò di rappresentarlo a
chi di competenza. Tenete presente - a questo proposito - che da Ottobre
1994 ad Aprile 1995 sarò impegnato presso la SGA di Firenze e che ad
Agosto 1995 partirò per Cranwell (Inghilterra) dove rimarrò fino ad
Agosto 1996.
Ci sentiamo sullá "chop 3". Ciao Diavoli !
**************************************************************
Maurizio, nel 1991, dopo 5 anni in Aeronautica, scrisse una lettera,
(allegata al suo testamento) indirizzata alla madre:
Cara mamma,
vivere mi piace. Credo che non sia mai troppo tardi per perseguire i
propri sogni. Se avrò dei figli vorrei essere con loro tanto generoso
quanto lo siete stati tu e papà con noi. Tanti auguri a Fabio per la sua
carriera: sarò sempre tra il suo pubblico. Con Flavia è una bella storia
(...) Essere onesti è importante. Soffro un po' per le cose spiacevoli
che accadono nel mio Paese (l'arroganza mafiosa mi fa schifo ma so che
perderà contro la Storia).
Quanto bene ti voglio. Maurizio
************************************************************
Poesia di FABIO POGGIALI DEDICATA AL FRATELLO
(le iniziali delineano la parola TORNADO, il jet di cui era navigatore) .
Top-gun
Ogni sera
Rivedo
Nuvole
Alte
D'orgoglio
Oltrepassate
|