"MISSIONE 933 RISPONDETE..."
IN NOME DI MIO FRATELLO MAURIZIO POGGIALI
Capitano dell'A.M., navigatore di Tornado e poeta, caduto l'8-8-1997, a trentadue
anni,nell'incidente aereo su Monte Lupone (Cori) provocato da imperizia altrui
musiche a cura di
FULVIO MARAS
scritto e diretto da
FABIO POGGIALI
L'idea di uno spettacolo di teatro civile nasce dallo stimolo di far
conoscere l'intensa esperienza di vita di mio fratello, il compianto
capitano dell'aeronautica militare Maurizio Poggiali (Roma 19-2-1965/Cori
(Latina) 8-8-1997), deceduto a trentadue anni, nell¹incidente
aereo su Monte Lupone, ma ha, altresì, lo scopo
di denunciare i molti lati oscuri della tragica vicenda, analizzando gli
aspetti tecnici ed evidenziando lacune, ritardi, negligenze ed omissioni.
L'aereo militare SIAI 208 (Missione 933), pilotato da un altro ufficiale
(condannato definitivamente per omicidio colposo e disastro aereo) e
precipitato l'8-8-1997, fu ritrovato soltanto il giorno 9-8-1997,
trascorse 24 ore, da una famiglia in gita, tra
cui vi era una bambina di undici anni!
Io stesso partecipai, assieme ad alcuni generosissimi volontari, alla
ricerca dell'aereo disperso e mi resi conto personalmente della
disorganizzazione e della mancanza di chi di
dovere.
Sul caso sono state presentate 35 interrogazioni
parlamentari da parte di tutte le forze politiche e le più importanti
testate giornalistiche e televisive hanno dedicato ampio spazio alla
vicenda. Il testo è stato scritto sulla base della documentazione dei
fascicoli processuali e delle testimonianze dirette.
Nello spettacolo saranno lette e recitate poesie, lettere e brani
presenti nel volume "Missione 933 rispondete"
, con la prefazione del Sindaco di Roma Walter Veltroni
Fabio Poggiali
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UNA STORIA VERA:
Il Cap. dell'Aeronautica Militare italiana Maurizio-Poggiali,
mio fratello, morì l'8-8-1997, a bordo di un
aereo militare SIAI 208 pilotato da un altro ufficiale e precipitato per
imperizia di questi (poi condannato per omicidio colposo e disastro aereo
colposo) .
Il velivolo, partito dalla base di Pratica di Mare alle ore 10.47, con
tre persone a bordo, cadde alcuni minuti dopo (alle ore 11,01) su Monte Lupone (Cori-Latina). Era una giornata estiva, serena
e l'ultimo messaggio radio fu: "Siamo a Velletri, ci dirigiamo a
Norma"; dopodiché l'aereo fu dichiarato disperso.
L'Aeronautica Militare non fu in grado di ritrovare l'aereo caduto a
pochi chilometri da Roma. (Il titolo del
Corriere della sera del 10-8-1997 era: "I piloti dell'aereo salvati
dai gitanti" di E. Palma)
Tutto ciò può sembrare inaudito, ma l'aereo fu ritrovato, per caso, da un
gruppo di gitanti, soltanto il 9-8-1997, alle ore 11, dopo 24 ore. Nel frattempo il Capitano Poggiali era morto
(dall'autopsia: "nelle ore pomeridiane
dell'8-8").
Lo spettacolo ha lo scopo non solo di denunciare i molti lati oscuri
della vicenda, analizzando gli aspetti tecnici ed evidenziando lacune,
ritardi, negligenze ed omissioni, ma anche di
rappresentare il dolore di una famiglia che perde un figlio e lotta per
avere giustizia e verità.
Nel testo emerge una minuziosa ed analitica
ricostruzione dell'incidente aereo dell'8-8-97, attraverso verbali dei
processi e le registrazioni delle vere telefonate intercorse tra il
Soccorso Aereo di Ciampino, della base di Pratica di Mare e della torre
di controllo di Latina, il tutto illustrato da giornali, cartine, e
materiale di repertorio.
Ciò che è scritto è ciò che risulta ed è scritto
nei verbali delle udienze ed in dichiarazioni ufficiali e pertanto non
confutabili.
Dopo un processo lungo più di 10 anni il pilota
e' stato condannato, in via definitiva, per omicidio colposo e disastro
aereo colposo .
E' nelle fasi conclusive, al Tribunale di Roma il processo per il reato
di "interruzione di pubblico servizio" per i responsabili del
Soccorso Aereo di Ciampino che non furono in grado di localizzare l'aereo
e che sospesero le ricerche, privando del soccorso il capitano Poggiali.
Il primo scopo dello spettacolo è ricordare una personalità che ha inciso
nella storia della nostra cultura, nella storia
dell'aviazione e nella storia della città di Roma dove era nato il
capitano Maurizio Poggiali: poeta, scrittore, pilota e ufficiale.
Maurizio era mio fratello: un ufficiale che ha servito e onorato il
nostro Paese, in tutto il mondo, ma anche un poeta che amava scrivere
versi ed un giovane uomo modesto e riservato,
che metteva a servizio della collettività, valori quali l'onestà, il
coraggio, il senso del dovere, lo spirito di sacrificio.
Tutte qualità queste che Maurizio ha saputo esprimere nella sua intensa
esperienza di vita - la vita di un ragazzo come
tanti, ma anche quella di un giovane eroe moderno. A lui sono ora dedicate a Roma un “Largo Maurizio Poggiali” ed una “Scuola elementare
Maurizio Poggiali” con centinaia di bambini.
Così si esprimeva, in una lettera del 1987, all'età di ventidue anni, durante
il primo anno d'Accademia:" La
consapevolezza di svolgere, ad alto livello, un compito di difesa al
servizio del proprio Paese, di essere tra coloro che garantiscono,
salvaguardandola, la libera quotidianità ai propri cari e alla Nazione
intera, in un certo senso rende orgoglioso chi sente la
"bellezza" di offrire qualcosa agli altri.
Il secondo scopo dello spettacolo è quello di
denunciare ciò che avvenne dall'8 agosto del 1997, fino ai giorni d'oggi,
attraverso una lunga, assurda, inopinata odissea giudiziaria, che la mia
famiglia ha dovuto subire, alla ricerca della giustizia e della verità.
Auspico che questo spettacolo possa essere visto da tutti coloro i quali,
negli anni, si sono occupati della vicenda e da quelli che ancora non la
conoscono.
E' il caso che in Italia ha avuto più interrogazioni parlamentari, circa 40, da parte di tutte le forze politiche.
Fabio Poggiali
Il Sindaco di Roma Walter Veltroni , durante
l'inaugurazione di "Largo Maurizio Poggiali", così si è
espresso:
"Un ragazzo
di trentadue anni, caduto mentre faceva il proprio dovere; una persona
che aveva stabilito un sottile filo di coerenza fra il dovere di pilota e
la sua passione letteraria e civile.
Se c'e' qualcuno a cui credo sia giusto che la citta' renda omaggio, queste sono esattamente le
persone come Maurizio Poggiali.
Abbiamo voluto dedicare questa strada alla memoria di Maurizio con
l'obiettivo preciso di dare il segno di una presenza che continua: cosi' e' per i bambini della
scuola elementare che gia' porta il nome di
Maurizio Poggiali e cosi' sara'
per i cittadini di questo quartiere, orgogliosi di uno slargo di Roma che
porta il nome di un ragazzo italiano che, come Antoine Saint Exupery, - l'autore del "Piccolo principe",
anche lui pilota e scrittore -, coltivava la poesia, la vita, che amava
volare e che ha terminato la propria esistenza facendo il suo
dovere".
Dalla Stampa:
E' un teatro che denuncia i lati oscuri di una tragedia aerea, le
omissioni, le inadeguatezze, le negligenze, le ingiustizie attorno a una
morte cui non è mai stato dato uno scenario di circostanze (tanto meno di
responsabilità), il teatro che caparbiamente e comprensibilmente mette a
segno Fabio Poggiali con "Missione 933 rispondete....scritto
e diretto da lui stesso in memoria del fratello Maurizio.
Con questo lavoro ci si impegna a non dimenticare, e anzi a trarre monito
dal’incidente che nell’agosto del 1997 stroncò la vita al 32enne
capitano dell’Aeronautica Maurizio Poggiali".
Rodolfo Di Giammarco- La Repubblica-
"Il volo e la poesia e gli stessi incroci del
destino. Tutto sembrerebbe ricalcare il doppio battito di ali di
un Saint-Exupery, quasi un recupero favolistico
se non fosse che anche questa volta la storia va
a schiantarsi nella realtà. E subito il racconto si fa corpo, biografia,
dolore e denuncia civile. La data è quella dell'8 agosto 1997, l'aereo - un
velivolo militare Siai 208 - e la geografia
dell'incidente si arrampica su quel Monte Lupone
che fa da scoglio fatale alla vicenda. Quella di un ufficiale dell'aeronautica
anomalo come Maurizio Poggiali, 32 anni, amante
delle nuvole e delle lettere, che quel giorno precipita su un brandello
di terra a pochi chilometri da Roma per la grave imprudenza del collega
ai comandi (condannato in via definitiva per omicidio colposo e disastro
aereo colposo). Solo che qui la morte non è la tragica risultante di un impatto senza speranze, ma la conseguenza ben
più crudele di una colpevole mancanza nei soccorsi. Ritenuto
arbitrariamente <<disperso>> in un terreno troppo
<<impervio>> per poter dilatare le
ricerche oltre l'imbrunire, l'aereo viene ritrovato soltanto il giorno
dopo per il casuale avvistamento di una famiglia in gita da quelle parti
lungo un classico itinerario turistico. L'epilogo è scontato: i due
compagni di volo sopravvivono, per Maurizio Poggiali è troppo tardi.
L'autopsia stabilirà che soccorsi tempestivi avrebbero potuto salvarlo.
Ora, a distanza di tempo, dopo una lunga odissea giudiziaria condotta dai
familiari per cercare di bucare i paraventi sulle responsabilità
dell'accaduto e ristabilire principi di giustizia e verità, la figura di
questo pilora e poeta ha ritrovato profilo,
spessore e memoria grazie a una serie di eventi. Dal gesto simbolico con
cui la città di Roma, per iniziativa del sindaco Veltroni, nell'ottobre
del 2003 ha
voluto intitolargli un Largo e una scuola elementare, ad
un minuzioso lavoro di ricostruzione che è stato soprattutto possibile
per l'instancabile e generoso scavo d'inchiesta condotto negli anni dal
fratello di Maurizio, l'attore e autore Fabio Poggiali. A partire dal suo intervento in prima persona nelle
ricerche dell'aereo in quel drammatico giorno d'agosto passando per la
pubblicazione del libro-inchiesta MIssione 933
rispondete che mette al vaglio fascicoli processuali, registrazioni
telefoniche e atti parlamentari fino all'approdo teatrale che ha visto
l'allestimento di uno spettacolo work in progress interamente dedicato al
caso e alle evoluzioni giudiziarie ancora in corso. Un
modo, quindi, di rimanere ancorati strettamente alla dinamica dei fatti,
corroborandola attraverso l'analisi di tutte le chiamate intercorse
tra il Soccorso Aereo di Ciampino, della base di Pratica di Mare e della
torre di controllo di Latina. Tutto materiale che ora è stato
<<traghettato>> e sciolto nella stesura di una sceneggiatura
con cui Fabio Poggiali è voluto tornare sull'incidente, lasciando a
margine gli inevitabili strappi emotivi consumati a livello personale .."
Lorenzo Buccella, L'Unità
“Da qualche tempo a questa
parte, da quando Marco Paolini ha girato tutti i teatri d’Italia,
sbarcando anche in tv, con il suo Racconto del Vajont, il cosiddetto
teatro civile si è rivelato una forma di racconto
avvincente, capace di unire al fascino della parola l’urgenza della denuncia: ecco allora ancora Paolini con
Ustica e i morti di Porto Marghera, negli spettacoli I-Tigi
e Parlamento chimico, ma anche Ascanio
Celestini che entra in Fabbrica per raccontare la
catena di montaggio. Ora ci prova un altro attore di talento, giovane – classe 1966 – con un curriculum di tutto rispetto alle
spalle: gli esordi con Albertazzi e il lungo sodalizio con Rossella Falk.
Un’orazione civile scritta ed interpretata da Fabio
Poggiali per <<denunciare una vicenda che nemmeno al più ingegnoso
autore teatrale sarebbe venuta in mente>>.
Missione 933 rispondete… in nome di mio fratello: una tragedia familiare, quella
che colpì i Poggiali l’8-8-1997 quando sul Monte Lupone
cadde un aereo. Sul velivolo (guidato da un altro pilota,
poi condannato per omicidio colposo) c’era Maurizio Poggiali, che nello schianto trovò la
morte: un ragazzo come tanti, laureando in
ingegneria aeronautica all’Università di Napoli, ma anche un poeta ed un giovane
eroe moderno>>.
Pierachille Dolfini, Avvenire
“Perché l’aereo SIAI208 (un
modello vecchissimo, in dotazione dagli anni ’60) fu ritrovato soltanto 24 ore dopo l’accaduto? Perché il Soccorso Aereo di
Ciampino interruppe le ricerche alle ore 21 dello stesso
giorno contravvenendo le normali regole di comportamento in caso di
emergenza? Perché in un primo momento il medico legale giunto sul luogo
del sinistro sottoscrisse che Maurizio Poggiali
rimase in vita per alcune ore dopo l’incidente,
ma in seguito, per volere del p.m. ritrattò ogni cosa? Queste
sono solo alcune delle molte domande che Fabio Poggiali si pone lungo una
toccante ricostruzione/documento dal titolo “Missione 933 rispondete”;
agghiacciante al tempo stesso anche perché utilizza l ricostruzioni-audio
dei collegamenti via radio avvenuti tra le varie basi aeree protagoniste,
a cavallo tra l’8 ed il 9 agosto
1997, di una sfortunata - ed apparente cieca – ricerca.
Più emozionante la seconda parte della serata che vede impegnato Fabio
Poggiali, nela lettura-interpretazione di una
serie di poesie, lettere ai famigliari ed amici
a firma del fratello, tutte contenute nei due libri postumi. Belle le
interpretazioni di Poggiali, il quale accompagnato da Euro Bennati, ha
dischiuso piccoli cimenti poetici. Il giovane pilota romano, consumato da
un fervido amore per la
Patria e per la poesia, si dimostrò sempre avverso ad ogni tipo di ingiustizia: la sua lettera, scritta
in memoria del compagno Luca Pesce (collega all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli)
freddato a Napoli per aver resistito ad un furto, ne è l’esempio”
Gianluca Attanasio, Il tempo,
“Era un top-gun,
uno di quei ragazzi che vittoriosamente sfidano il cielo, quelli di cui l’Aeronautica
va fiera, li manda all’estero, li mette in copertina, ma un
giorno cadde, un banale volo in esercitazione con due compagni, l’urto nei boschi di Monte Lupone,
sull’Appennino laziale, tutti e tre feriti i
militari, ma niente paura, ora arriva il soccorso li salverà ed invece…
Quello che accadde, invece, quell’8-8 di sette anni fa lo racconta Fabio Poggiali, il
giovane attore fratello del capitano Maurizio Poggiali, morto a trentadue
anni, morto perché - racconta Fabio - i soccorsi non arrivarono.
Per lunghe ore l’Aeronautica non si preoccupò di cercare i suoi
ragazzi… un ritardo fatale per
Maurizio.
E poi i silenzi, i misteri, le perizie scritte e riscritte e la fredda
indifferenza al dolore della madre e del padre…Lo spettacolo si conclude con la
lettura di brani tratti dagli scritti del fratello Maurizio: tra un
decollo e l’altro amava scrivere poesie
ed in fondo era un ‘altra maniera di rimanere lassù”.
Roberto Scardova, telegiornale RAI3,
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''Un ragazzo di trentadue anni, caduto mentre
faceva il proprio dovere; una persona che aveva stabilito un sottile filo
di coerenza fra il dovere di pilota e la sua passione letteraria e
civile. Se c'e' qualcuno a cui credo sia giusto
che la citta' renda omaggio, queste sono
esattamente le persone come Maurizio Poggiali.
Abbiamo voluto dedicare questa strada alla memoria di Maurizio con
l'obiettivo preciso di dare il segno di una presenza che continua: cosi' e' per i bambini della
scuola elementare che gia' porta il nome di
Maurizio Poggiali e cosi' sara'
per i cittadini di questo quartiere, orgogliosi di uno slargo di Roma che
porta il nome di un ragazzo italiano che, come Antoine Saint Exupery, - l'autore del "Piccolo principe",
anche lui pilota e scrittore -, coltivava la poesia, la vita, che amava
volare e che ha terminato la propria esistenza facendo il suo dovere''.
Walter Veltroni, Sindaco di Roma (intitolazione "Largo Maurizio Poggiali")
sito internet personale
www.fabiopoggiali.it
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FABIO POGGIALI è nato a Roma, si è laureato in Storia del Teatro e dello
Spettacolo presso la
Facoltà di Lettere dell'Università
La Sapienza
di Roma. E' stato protagonista, a fianco di Rossella Falk, al Teatro
Eliseo nei seguenti spettacoli: "Vortice" di Coward; "Parenti terribili" di Cocteau;
"Il treno del latte non ferma più qui"
di Williams; "Boomerang" di Da Costa; "Anima nera" di
Patroni Griffi. In teatro è stato diretto da registi quali: Albertazzi, Cobelli, De Bosio,Parodi, Patroni Griffi, Scaparro,
Squarzina e da Rossella Falk in "Anima
nera" e nella riduzione teatrale da lui scritta del racconto
"Le notti bianche" di F. Dostoevskij.
Significativi gli incontri con i grandi
personaggi classici: "Glauco" di E.L.Morselli
(regia Giardini); "Romeo e Giulietta" di W.Shakespeare
(regia Ricordi), "Aminta" di Tasso (coregia con Giardini), "Lorenzaccio"
di A.De Musset (regia
Scaparro). In cinema e televisione ha lavorato,
tra gli altri, con Passalaqua, Labate,Ferrara, Falk, Base, Bonivento, Serafini, Verdecchi..
Come regista ha realizzato il cortometraggio "In nome del capitano
Poggiali" dedicato al compianto fratello, presentato alla Mostra del
cinema di Venezia ed è autore del documentario RAISAT "La compagnia
dei Giovani".
Ha pubblicato: "Oltre il sipario", poesie con prefazione di
Albertazzi, Carte Segrete 1997; , "Rossella
Falk, la regina del teatro", Bulzoni 2002,
"Le notti bianche", Bulzoni 2004;
Missione 933 rispondete, prefazione di Walter Veltroni; Giorgio
Albertazzi, l'ultimo imperatore, Bulzoni
editore, 2005; Sulle orme della compagnia dei Giovani", prefazione
di Squarzina, Bulzoni
2007.
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